Nel pensiero comune definizioni come alto potenziale cognitivo, plusdotazione o giftedness fanno venire in mente test del QI e protagonisti di film o romanzi biografici o completamente inventati che suscitano ammirazione e talvolta invidia, i cui processi di ragionamento sembrano così lontani e incomprensibili da parere legati ad una dimensione di fantasia. La cultura popolare è antica come la civiltà umana e se da una parte definisce un registro piuttosto semplice che permette di comprendere la realtà che ci circonda, dall’altra edulcora e talvolta storpia e minimizza concetti complessi e degni d’attenzione.
Fortunatamente gli ultimi decenni hanno dimostrato che scienza e medicina si sono aperte a studi più seri e aperti sulla mente umana, i cui molteplici segreti probabilmente non verranno mai chiariti del tutto. Infatti, se da un lato, l’alto potenziale cognitivo di una persona è considerato superficialmente un potente strumento per avere successo in certi aspetti della propria vita, dall’altro è possibile che influisca in maniera importante sullo sviluppo e sulle relazioni sociali; in altri casi, invece, potrebbe essere trascurato o ignorato, rimanendo per tutta la vita un potenziale mai raggiunto.
In genere un bambino o un adulto che presentano un punteggio tra i 120 e i 129 ai test di valutazione del QI sono definiti con alto potenziale cognitivo, mentre coloro che superano i 130 punti sono chiamati gifted o plusdotati. Naturalmente un test, anche se riconosciuto e affidabile, non potrà mai caratterizzare una persona perché ogni individuo è unico e troppo complesso per poter rientrare in una categoria. Sicuramente aiutano a riconoscere che si è molto intelligenti e sensibili, al di sopra della media e che, con l’adeguato supporto, è possibile far emergere e sviluppare il proprio potenziale. Quest’ultima parola è molto importante perché in realtà tutti hanno il potenziale, essendo questo un’area di sviluppo che, a seconda di diversi fattori, si muove in una direzione piuttosto che in un’altra.
È necessario precisare però che, se molti riescono a portare a frutto il proprio talento, questo ha poco a che fare con l’alto potenziale cognitivo o la plusdotazione. Il talentuoso può produrre dei risultati straordinari o può ottenere grandi successi in vari ambiti della vita, ma il bambino gifted ha un’abilità molto al di sopra della media in aree generiche o in qualche specifico settore (matematica, informatica, letteratura, arte etc.).
Per un genitore o un insegnante non è semplice riconoscere la differenza tra un bambino intelligente e arguto e uno plusdotato perché, anche se il potenziale della performance in specialità come ad esempio il pensiero creativo, le arti visive, la leadership è particolarmente alto ed evidente, non sempre si manifesta, perché molti studenti gifted non producono dei buoni risultati a scuola; anzi, talvolta presentano delle peculiarità che vengono associate a iperattività, Asperger e disturbi da deficit dell’attenzione. È anche per questo che è importante osservare e individuare precocemente coloro con alto potenziale cognitivo e con plusdotazione perché, a causa della loro grande sensibilità e intelligenza e del modo di ragionare più maturo, viaggiano in una strada parallela a quella dei propri coetanei, con i quali non riescono ad approcciarsi. Questa difficoltà sottovalutata potrebbe portare a ostacoli nello sviluppo emotivo e comportamentale del bambino che, una volta adulto, farà fatica a integrarsi nel tessuto sociale.
La mente umana è così vasta e incomprensibile che non è strano, talvolta, mal interpretarla. I bambini con alto potenziale cognitivo o gifted vivono in un’epoca poco clemente, dove la celerità è sinonimo di bravura. In molti aspetti del quotidiano viene richiesto di rispondere o agire in maniera serrata e decisa, perché solo così si potrà raggiungere il successo. Dalla verifica a scuola, all’esame all’università fino alla performance lavorativa, gli individui che agiscono prima hanno maggiori opportunità. Chi si ferma a riflettere a lungo viene poco considerato e a scuola erroneamente scambiato come uno studente che non studia. La questione si fa ancora più complicata quando la lentezza pervade anche i momenti più semplici della vita.
Ad esempio, chiunque si allaccia le scarpe in modo automatico e scattante e chi non riesce a farlo o è un bambino che sta ancora imparando oppure è qualcuno che potrebbe avere delle difficoltà cognitive. Questo è il pensiero comune che porta a scambiare la persona con alto potenziale cognitivo come sofferente di un disturbo dello spettro autistico o da deficit dell’attenzione. Un genitore che osserva il proprio figlio “faticare” in azioni facili e abitudinarie entra in apprensione e non sa come agire. Eppure quella “fatica” è falsa, perché il bambino plusdotato è portato ad analizzare ogni aspetto della quotidianità, a porsi domande, a sperimentare, e quindi “a perdere tempo” (o piuttosto, a sfruttarlo al meglio). Ma come capire se il proprio figlio ha un alto potenziale cognitivo oppure è gifted?
Nonostante i numerosi studi e i pareri degli esperti del settore, è difficile dare una spiegazione chiara senza entrare nella testa di chi “ha una marcia in più”. Sarebbe utile sentire l’opinione di un pedagogo o uno psicologo egli stesso gifted; sicuramente si farebbero degli interessanti dibattiti che arricchirebbero la conoscenza della plusdotazione.
Nel concreto, invece, una mamma o un papà possono cominciare a osservare meglio il proprio figlio, magari in contesti diversi. Quando è a giocare al parco con i coetanei, ad esempio. Si noterà subito il suo approccio curioso al gioco, il suo chiedersi “perché e come” e il suo continuo sperimentare. Talvolta potrebbe capitare che venga escluso o non compreso dai compagni, ed è compito del genitore cercare un ambiente che lo accolga e soddisfi la sua curiosità.
Un bambino gifted tende anche a non curarsi del suo rendimento scolastico. È importante per un adulto differenziare questo suo atteggiamento da quello di uno studente che, semplicemente, non ha voglia di studiare. Necessario non reagire con rabbia e frustrazione e invece cercare di comprendere il proprio figlio, che desidera la stima del proprio papà e della sua mamma. Prestare attenzione e fare domande al bambino sono le soluzioni per avvicinarsi a lui e al suo modo di pensare e relazionarsi. Bisogna provare a staccarsi dalle direttive dell’educazione standard, se è evidente che questa non funziona, e avere invece un approccio diverso.
Nel nostro paese, sfortunatamente gli impedimenti emotivi e comportamentali che si legano ad un alto potenziale cognitivo sono spesso ritenuti di scarso interesse e viene fatto poco per pianificare una strategia educativa adatta ai bambini gifted (qui si parla generalmente perché sul territorio nazionale sono presenti un buon numero di associazioni di valore che approfondiscono il tema). Tra le conseguenze di questa disattenzione, oltre al mancato supporto nei confronti di un futuro adulto sofferente, vi sono la possibilità di underachivement o addirittura drop out a scuola, con conseguente frustrazione e malessere protratto nel tempo.
È quindi opportuno offrire tutto il possibile per portare al benessere il bambino, dall’ambiente alle politiche educative specifiche. Attenzione e cura sono le parole chiave perché molti fattori poco evidenti durante l’infanzia possono amplificarsi durante l’adolescenza e l’età adulta. Depressione, reazioni eccessive e ansia sono solo alcune difficoltà che possono accompagnare una persona particolarmente sensibile e con un QI molto alto. Donne e uomini, poi, hanno comportamenti tendenzialmente opposti; se le prime presentano manifestazioni di tristezza, i secondi sono più violenti e rabbiosi.
Per sostenere al meglio un bambino gifted è necessaria la collaborazione. Genitori e insegnanti possono prestare attenzione ai comportamenti e al modo di studiare e di fare scuola dello scolaro. Il maestro o la maestra, in particolare, hanno la possibilità di agire tempestivamente. I segnali possono essere inizialmente poco chiari ma se le performance dello studente sono parecchio altalenanti a seconda degi insegnanti o della materia, lo si vede spesso distratto, solo, curioso, disponibile ad accettare la competenza ma non l’autorità e propenso a utilizzare i propri metodi piuttosto che quelli presenti sui libri, forse è il caso di considerare il suo potenziale.
Sarebbe utile se lo stesso sistema scolastico si impegnasse nel realizzare strategie ad hoc per bambini plusdotati e formare i futuri docenti, che in questo modo sapranno agire in fretta e integrare lo studente nella classe. I genitori sono le seconde figure più importanti che circondano un bambino gifted o con alto potenziale cognitivo. Non è certo facile gestire la tempesta emotiva che travolge spesso un individuo che ha la mente di un adulto nel corpo di un bambino. Nonostante la “genialità”, una delle più grandi difficoltà di queste persone è proprio l’incapacità di contenere il proprio stato emotivo. La grande empatia, la non accettazione delle critiche, dell’ingiustizia e di altri aspetti della vita poco piacevoli ma esistenti, sono delle miccie pronte a far esplodere una bomba nascosta. È fondamentale che il bambino non accumuli un carico emotivo troppo pesante senza aver modo di scaricarlo in qualche modo, se no potrebbe arrivare al meltdown. Una maniera per evitarlo è lo yoga per bambini, utile a scaricare la tensione e al rilassamento. Inoltre permette di conoscere il proprio corpo e avere un buon controllo dei movimenti, riducendo la goffaggine. L’adulto con alto potenziale cognitivo può invece optare per programmi di allenamento che uniscono attività aerobica e anaerobica, con esercizi per il coordinamento e la fluidità dei movimenti.
Saranno d’aiuto anche delle abitudini naturali e sane, come bere tisane rilassanti o camomilla prima di andare a dormire, oppure l’apporto di integratori antiossidanti e tonici (per questi sarà importante chiedere consiglio ad un erborista, che saprà fornire delle soluzioni ideali).
A proposito di alimentazione, questo è un aspetto importantissimo per la salute di una persona, e contribuisce al benessere del bambino e dell’adulto con alto potenziale cognitivo. Una dieta vegetale è un’ottima soluzione, naturalmente senza togliere altri apporti nutritivi importantissimi per la crescita. Un consiglio ideale è quello di ridurre il glutine, sostituendolo periodicamente con alimenti alternativi, e non usare sempre la farina bianca, ma integrare nella dieta anche quella di farro, di mais, riso e kamut. Naturalmente, a meno che il bambino non sia celiaco, non bisogna dargli cibi confezionati e realizzati apposta per le persone che soffrono di questo disturbo dell’alimentazione; piuttosto è utile pianificare una dieta ricca di verdure di stagione e di alimenti vari. Ènecessario anche ricevere il consiglio di un nutrizionista, che sicuramente saprà stilare un piano alimentare adeguato.
Le esigenze del bambino, o dell’adulto, devono anche trovare risposta presso uno specialista della pedagogia o uno psicologo, che saprà guidare la persona verso il giusto percorso. Se sei un genitore e vuoi approfondire questo tema per aiutare tuo figlio, puoi leggere insieme a lui l’interessante libro “Il talento della logica. Percorso guidato per lo sviluppo della logica in bambini con plusdotazione o alto potenziale cognitivo” di David Polezzi e Francesco Gallimberti, edito per Sassi. Interessante anche “Bambini con una Marcia in Più” di Jasmine Gage, edito per Il Punto D’Incontro Edizioni.
Se invece sei un adulto con alto potenziale intellettivo in cerca di una lettura che possa essere d’aiuto, “Troppo intelligenti per essere felici” di Jeanne Siaud-Facchin, pubblicato da BUR, è sicuramente un testo valido. Infine da nominare il classico “Il lupo della Steppa” di Herman Hesse; seppur un romanzo che non tratta nello specifico della tematica, narra di un disagio che, in un certo modo, può essere collegato a quello che può provare una persona con alto potenziale cognitivo.
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